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La psicoterapia con il VIC

La psicoterapia con il Vissuto Immaginativo Catatimico

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Recensione del testo LA PSICOTERAPIA CON IL VISSUTO IMMAGINATIVO CATATIMICO (2009)

Questo testo costituisce una presentazione del ruolo dell’immaginazione in psicoterapia prendendo a riferimento la tecnica VIC (acronimo di Vissuto Immaginativo Catatimico) ben conosciuta nei paesi di lingua tedesca, in Europa e che da qualche decennio si sta diffondendo anche in Italia. Il VIC consente l’attivazione di uno spazio-ponte tra mente e corpo, tra sfera somatica e mondo psichico, utile per accedere velocemente ai nuclei traumatici, elaborare conflitti e sofferenza non comunicabili a parole. Una vera e propria “terapia add-on” (Pearson, 2019) che sfrutta il potere delle immagini di collegare molti processi cognitivi complessi attraverso il coinvolgimento della sensorialità.

In questo libro sono raccolti alcune opere dei più conosciuti psicoterapeuti e ricercatori di fama internazionale del Vissuto Immaginativo Catatimico. Il libro – benché presenti qualche imprecisione editoriale e narrativa – si presenta nel complesso un ottimo strumento per la conoscenza del metodo grazie alla ricchezza dei contributi dei singoli autori i cui nomi compaiono nelle prime pagine dopo l’indice generale.

Il metodo terapeutico VIC è molto diffuso nelle zone europee di lingua tedesca. Il suo fondatore, il professor Hanscarl Leuner di Göttingen (Germania), raccolse già fin dalla prima metà degli anni `50 le sue esperienze professionali in un manuale pratico e ben strutturato che poi pubblicò nel 1985 e fu accolto dalla stampa specializzata come “il metodo, basato sul sogno diurno indotto, al meglio strutturato”.

Sorprende l’aggettivo catatimico un termine forse inusuale nel frasario italiano, tanto che mi piace ricordare  un simpatico aneddoto. Durante la revisione del testo in italiano la redattrice leggendo la parola catatimico, pensò si trattasse di un errore, pur avendo molta esperienza in campo editoriale le suonava come termine ‘estraneo’, ne dedusse che ‘catartico’ fosse l’aggettivo più consono.

Nonostante le varie verifiche è sfuggito nel testo questo importante concetto tedesco ‘KATATHYMES’ che ha la sua origine nella parola greca: kata che significa “dall’interno, di sé stessi” e thymos che significa “umore, affetto”. Leuner aveva ben compreso che l’immaginazione attingeva al profondo di noi stessi. Trasportava al livello immaginativo e permetteva di raffigurare a livello pittorico gli stati affettivi, i vissuti psicoemozionali delle persone.

Ho voluto presentare subito “l’introduzione storica della funzione dell’immaginario nell’essere umano” scritta dalla dott. Leonore Kottje-Birnbacher, che spazia dai riti sciamanici, all’antico Egitto, dagli oracoli greci di Epidauro, fino agli esordi della psicoanalisi con Freud e Jung.

 

Poi descrive il metodo che si sviluppa su due i livelli: il primo introduttivo, esplorativo, basato sulla ricerca delle risorse del cliente/paziente e sulla sua capacità percettiva che si sviluppa a livello sensoriale (con MOTIVI simbolici, quali: fiore, albero, il prato, un ruscello, la montagna, la casa e il margine del bosco).

Rispettando l’ordine di Lenuer, vengono presentati i motivi del secondo livello basato sui processi associativi, confrontativi, per elaborare traumi e conflitti attraverso le immagini, il disegno e il dialogo simbolico-metaforico. Si tratta di Motivi specifici che esplorano più in profondità alcuni aspetti della personalità e dell’identità, che l’individuo incontra nelle varie fasi della vita. Si utilizzano anche Motivi simbolici come ‘l’incontro con una persona’, per esempio, per affrontare un lutto non elaborato, un distacco traumatico, ma ci sono anche altri motivi che evocano dimensioni intrapsichiche inesplorate, ‘un libro antico’, parti di fiabe, racconti di miti, e di leggende che possono stimolare significati e gli importanti processi creativi che stanno alla base dei più sofisticati processi si simbolizzazione e di mentalizzazione.

Didatticamente, i due livelli si differenziano per il diverso approccio metodologico al lavoro sul simbolo e per lo stile di accompagnamento che si impara durante la formazione con il VIC.  Gli effetti terapeutici del vissuto catatimico possono contribuire a correggere emozionalmente contenuti discrepanti che non sono in armonia con lo stile di vita attuale della persona. Durante il vissuto catatimico le modalità temporali vengono attualizzate, permettendo una ricollocazione contestuale di episodi avvenuti nel passato consolidando contenuti mnestici e modulando l’intensità emozionale ad essi legata grazie alla neuroplasticità.

I capitoli che seguono l’introduzione al VIC danno una vasta panoramica sulla possibile applicazione del metodo, in altre parole sul suo setting nei diversi disturbi psichici, come pure ci illuminano sull’aggiornamento teorico concettuale e sulle ricerche scientifiche applicate.

Jadranka Dieter dà una fondata informazione sulla creazione dei simboli nel pensato umano e sul loro significato per la psicoterapia, spaziando dai concetti d’identificazione proiettiva di Melanie Klein; al modello di container e container di Bion; dai fenomeni transazionali allo spazio potenziale di Winnicott e Ogden; e al concetto di triangolazione intrapsichica di Abelin e Britton. La triangolazione è ciò che induce il processo di simbolizzazione. Nel VIC avviene una regressione del pensato, i pensieri ridiventano cioè immagini, e queste si presentano al conscio in forma di immaginazioni o sogni notturni. Questo importante aspetto si differenzia dal pensiero di S. Freud e M. Klein, dove invece il sogno, notturno o indotto, è solamente un appagamento di un desiderio e non un processo di pensiero. Vignette esplicative di casi clinici alleggeriscono la lettura.

Marisa Martinelli, la curatrice del libro, riflette sul processo primario, sulle potenzialità delle immagini di accedere alle memorie traumatiche, attraverso il racconto di un caso clinico.

 

Margret D`Arcais-Strotmann affronta il concetto di tempo passato, presente, futuro in relazione alla

efficacia del VIC; ponendosi la domanda: “Come viene vissuto il tempo nel sogno indotto e che possibilità terapeutiche ne emergono? In quale modo e in che momento cambia una modalità di tempo in un’altra?” Queste domande vengono chiarite attraverso l’analisi dettagliata di un caso clinico.

Wilfried Dieter tratta nel suo lavoro l’aggiornamento dei concetti teorici psicanalitici del VIC e le nuove conoscenze acquisite dalla neurobiologia. Vengono affrontati e integrati nel discorso teorico, nuovi concetti metodologici riguardanti la memoria implicita ed esplicita. Inoltre, Dieter propone la possibilità di effettuare trattamenti VIC con i disturbi borderline, aprendo nuove frontiere per i disturbi di personalità e dello sviluppo.

Marisa Martinelli affronta l’argomento dei disturbi visivi e del loro trattamento psicoterapeutico. Partendo dalle riflessioni di Cusani sulla simbologia dell’occhio, l’autrice espone il suo approccio terapeutico integrativo e reinterpreta il VIC quale “terapia immaginativa a focalizzazione corporea” che combinata con altre tecniche consente di aiutare le persone a guardarsi dentro. L’immaginazione diventa tecnica d’eccellenza per guardarsi dentro, esplorare le dimensioni dell’anima.

Maria Stella Scaramuzza ci parla delle disfunzioni sessuali con interventi di breve durata, evidenziando la possibilità di combinare il metodo VIC con altri approcci terapeutici: sistemico, ipnosi generativa e tecniche di rilassamento.

Hannelore Eibach affronta il tema dell’intervento di riabilitazione oncologica, come pure il lavoro con i pazienti “terminali”. Qui il VIC è proposto come terapia di sostegno di gruppo. Nei successivi due capitoli di Christine Baumgartner e Truus Bakker van Zeil viene presentato il lavoro psicoterapeutico con bambini e adolescenti e il loro vissuto immaginativo catatimico. Baumgartner illustra bene l’applicazione pratica attraverso due casi clinici, mentre van Zeil ci parla del suo lavoro con adolescenti adottivi.

Leonore Kottje Birnbacher ci indica la possibilità di lavorare con il VIC nel campo della psicologia aziendale, nel counselling e nel coaching.

I ricercatori Michael Stigler e Dan Pokorny si domandano sulla base di quali meccanismi il VIC eserciti la sua efficacia. Partendo dal postulato freudiano secondo cui i meccanismi di spostamento e condensazione hanno un ruolo centrale nel sogno notturno, presuppongono che questi stessi meccanismi abbiano la stessa funzione anche nel vissuto immaginativo catatimico. Analizzando diciannove sedute di una paziente con attacchi di panico e molteplici somatizzazioni, dimostrano che il processo primario attivato durante l’immaginazione catatimica ha un effetto maggiore e più intenso sulle emozioni positive rispetto alle sedute di psicoterapia colloquiali. Grazie ai risultati di questa ricerca, si può quindi affermare che il VIC è il veicolo terapeutico scientificamente controllabile per accedere all’inconscio: insomma la “via regia” per questo tipo di processi terapeutici. Ecco quindi aperte nuove vie per la ricerca.

Ci auguriamo che questo libro  possa risultare uno strumento utile per integrare l’immaginario creativo aiutare le persone che hanno perso o inibito questa capacità e riparare a carenze del pensiero simbolico che comporterebbero conseguenze indesiderate procurando disagi psichici e comportamentali.

Il VIC nel setting integrato apre lo spazio per riacquistare la capacità di giocare, di imparare a sopportare e affrontare i problemi esistenziali in modo creativo.

A cura di Marisa Martinelli

 

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